Leggere vuol dire...

Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare. [...] La ragione ed il vero sono quei tali conquistatori, che, per vincere e conquistare durevolmente, nessun'altra arme debbono adoperare, che le semplici parole. Perciò le religioni diverse, e la cieca obbedienza, si sono sempre insegnate coll'armi; ma la sana filosofia e i moderati governi, coi libri.
(V. Alfieri, "Del principe e delle lettere", 1786)

domenica 3 luglio 2016

Io non ho paura

NICCOLO' AMMANITI
Io non ho paura

Dovevo andarmene via di corsa, ma la curiosità mi spingeva a dare un'occhiata. Se facevo attenzione, se rimanevo tra gli alberi, non mi vedevano.

Michele Amitrano, nove anni, veloce in bicicletta, agile nelle corse tra i campi assolati di un profondo Sud, dove la povertà ti costringe a sperare di scappare.
Michele Amitrano, generoso al punto da prendere, sempre e senza esitare, le parti dei deboli nei giochi un po' cattivi che spesso fanno i ragazzini, dividendosi tra bulli, vittime e passivi spettatori in attesa di vili prove di forza.
Michele Amitrano, figlio di un camionista malavitoso per disperazione, per dare ai figli un orizzonte nuovo, al Nord, lontano dalle sofferenze e dalla povertà di chi deve accettare compromessi e imprese crudeli, rischiose, tra ricatti e minacce.
Michele Amitrano, curioso e audace, scopre un terribile segreto: nella desolata campagna, in una fossa maleodorante è tenuto sotto sequestro un bambino della sua età, Filippo. In televisione la madre del ragazzino fa un appello accorato ai rapitori. Fin qui, una storia triste come tante. Il senso tragico della scoperta di Michele non è solo che esiste il male, ma che il male ha un volto familiare: nel rapimento è implicato suo padre. Da questo momento in poi il ragazzo è dilaniato tra slanci di generosità che lo portano a diventare l'angelo custode di Filippo e la paura del padre e per il padre: l'amicizia per Filippo è l'ostacolo verso un rapporto leale con il padre e l'affetto per il padre gli impedisce di fare tutto quello che vorrebbe per salvare Filippo. L'impensabile accade nell'excipit, in cui si fondono la generosità di Michele verso l'amico e un rinnovato rapporto con il padre che improvvisamente sveste i panni del rapitore per assumere quelli di genitore disperato, pentito, vittima dei suoi errori.
Quello di Ammaniti è uno sguardo sull'adolescenza che si allarga fino a diventare un'osservazione accorata sull'uomo, sui confini labili tra sentimenti contrapposti, sulla prossimità fra bene e male, sulle incertezze di chi sta crescendo e sul coraggio che ci vuole per essere degni del nome di uomo e per poter dire io non ho paura nel momento stesso in cui lei si impossessa di te e tu investi tutte le tue energie per dominarla e raggiungere la meta.

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