Del futuro gli antichi ci hanno insegnato a diffidare:
Orazio scriveva malinconicamente carpe
diem, quam minimum credula postero. In tempi recenti il futuro ci è stato presentato come un
incubo: M. Benasayag e G. Schmit, nel loro saggio L’epoca delle passioni tristi, hanno ben spiegato il passaggio dal futuro-promessa al futuro minaccia che segna ormai i nostri giorni, incombe sulle
nuove generazioni, spoglia il loro occhi dell’energia necessaria ad affrontare
il mondo, la vita.
Anche Bauman, in un suo breve saggio Scrivere il futuro, sviluppa questo argomento e non nega certo che
il carattere fondamentale del tempo attuale sia l’incertezza, una spiacevole
dimensione che precarizza il presente, rende nebuloso l’avvenire e circoscrive
il campo della soddisfazione alle “retrotopie”, cioè a un passato che non può
tornare. Bauman, anzi, precisa che l’errore più frequente che noi ingenuamente commettiamo è quello di
considerare l’incertezza come l’effetto di un nostro deficit di conoscenza. Invece, spiega il sociologo, è
proprio una questione ontologica: l’instabilità e la turbolenza sono sistemiche
e strutturali. Il nostro non è il mondo
dell’essere, è il mondo del divenire.
Può non piacerci, ma è così: siamo come matite che non possono reggersi sulla
punta e se anche ci riuscissero per qualche frazione di secondo, al primo colpo
di vento crollerebbero. Appare chiaro, dunque, perchè il futuro non abbia i tratti della vie en rose.
Bisogna rassegnarsi? No. Bauman non è affatto di questo
parere! Anzi, sottolinea il valore importantissimo dell’azione individuale
nella e sulla storia. De Gregori cantava la
storia siamo noi. E citando Havel, il grande eroe che riuscì ad abbattere il peggior bastione, uno dei più biechi
regimi, quello della Repubblica Ceca, il sociologo riporta una sua
riflessione e cioè che per prevedere il
futuro bisogna sapere quali canzoni una nazione ama cantare.
Ebbene, l’Italia oggi non canta più i testi di De Gregori,
Guccini, De Andrè. Canta e ascolta quelli di Sfera Ebbasta.
Forse dobbiamo ripartire da qui per rifare la storia e
costruire il futuro: impegnarci a scegliere canzoni migliori.
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