Notti bianche
Il protagonista delle Notti bianche è un ragazzo, uno studente: non ha un nome. Dostoevskij in tutto il romanzo lo chiama il sognatore. Il giovane salva per caso, da un'aggressione in strada, una fanciulla, Nasten'ka. Da questo momento il sognatore e Nasten'ka trascorrono insieme, le loro notti bianche, fatte di parole, di racconti, di confessioni. I due giovani scoprono che oltre il buio dell'esistenza c'è un cielo stellato: basta avere il coraggio di alzare lo sguardo per ammirarlo. La sofferenza fa parte dell'esistenza umana, ma non bisogna lasciarsi fagocitare dal dolore. Il sognatore grazie a Nasten'ka e alla sua vitalità comprende di non aver mai vissuto, si scopre un cittadino malaticcio, semisoffocato dalle mura della città, un ragazzo incapace di cogliere la bellezza fuggitiva delle cose, che pure brilla davanti ad occhi spesso disabituati o non esercitati a scorgerla. In Nasten'ka il giovane sognatore vede la vita, sente che la felicità esiste e le dice: sognerò di voi tutta la notte, tutta la settimana, tutto l'anno.
Nasen'ka invita il sognatore a parlare di sé: non è solo per gratitudine, è per puro desiderio di creare un contatto umano, in una società in cui le relazioni sono fugaci e impermeabili. Un ragazzo l'ha salvata in un momento di pericolo e Nasten'ka si accorge di non sapere niente di lui! Non conosce nessuno che possa darle informazioni su questo generoso benefattore e, allora, con semplicità gli dice: dovete essere proprio voi a raccontarmi tutto, vita, morte e miracoli. Insomma che persona siete? Suvvia, incominciate a raccontarmi la vostra storia.
Il sognatore rimane spiazzato da questa domanda, da questo strano invito: a chi potrebbe mai interessare una vita di studio e solitudine come la sua? inizialmente reagisce con un certo disagio, Dostoevskij lo definisce addirittura spavento: chi ha detto che ho una storia? Non ho una storia ...
Il giovane percepisce in questo momento, durante questo incontro che la sua fino ad ora non è stata "vita". Estraneo al mondo e chiuso nelle sue fantasticherie o nei suoi cerebralismi astratti che lo hanno portato lontano dalla realtà, solo adesso scopre che quanto più semplicemente si fanno le cose, tanto meglio!
Nasten'ka non gli crede e con semplicità, con calma, con umana partecipazione riesce a far emergere la parte migliore del sognatore, riesce a trasformare i suoi sogni in desideri e lo esorta a parlare, lo invita a raccontarsi e a superare lo scoglio dell'incomunicabilità che paralizza le relazioni umane: ... c'è una panchina; sediamoci! ... non ci sentirà nessuno, incominciate pure la vostra storia! Perché ne sono convinta, voi avete una storia...
Le storie attraggono, creano affinità e presto anche Nasten'ka inizia a raccontare la sua vita, la sua delusione per un amore finito, l'amarezza di giorni sempre uguali.
Van Gogh, Notte stellata sul Rodano |
Dostoevskij è un maestro nella conoscenza delle emozioni umane: spesso ci lasciamo sopraffare dal pudore, dalla diffidenza e non ci rendiamo conto che proprio nella capacità di ascolto e nel bisogno di raccontarsi si fa strada l'umanità. Perché Boccaccio fa allontanare da una Firenze distrutta dalla peste i dieci giovani e dà loro lo statuto di "novellatori"? Per questo: per raccontare la possibilità di un mondo migliore, per costruire, attraverso le storie, l'impalcatura di un'umanità più bella.
Raccontare, parlare, scambiarsi emozioni sono atti semplici che rendono l'esistenza più umana, consentono di prendere la giusta distanza dagli inferni quotidiani.
Incontro, relazione, comunicazione: ogni possibilità di essere felici è sempre duale.
http://www.robertosaviano.com/amici-il-testo-del-mio-intervento/
D'AVENIA INTERPRETA LE NOTTI BIANCHE
http://www.librimondadori.it/news/dostoevskij-in-classe.-il-prof.-alessandro-d-avenia-a-lezione
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