Un amore potrebbe apparentemente sembrare un romanzo dalla trama scontata: un cinquantenne si innamora di una prostituta.
L’amore si scontra con la cinica indifferenza di una fanciulla venale: Buzzati sembra
raccontarci una storia trita. Lui stesso fa riferimento a precisi modelli
ispiratori, paragona il suo Antonio Dorigo a Unrath dell’Angelo azzurro e a Muffat protagonista maschile del romanzo
zoliano Nanà. È abbastanza riconoscibile una certa impronta sveviana: Dorigo
è un cinquantenne, scenografo, di buona famiglia, schifosamente borghese,
con la testa piena di pregiudizi borghesi e orgoglioso della sua
rispettabilità borghese (p.255). Così
lo definisce Piera, una prostituta cui Dorigo si rivolge per avere notizie di
Laide, visto che si sta sforzando di non frequentala più, per guarire da un mal
d’amore che lo sta prostrando. Le remore borghesi di Dorigo ricordano molto gli
alibi e gli autoinganni di Emilio Brentani, perdutamente innamorato di Angiolina
che invece è interessata solo al denaro. La delusione di Dorigo che ammette con
amarezza il fallimento della relazione con Laide – “No. L’amore non è bastato. I soldi, il rispetto, la
devozione, le premure, non sono bastati”
(p. 230) – è espressa da Buzzati in modo emotivamente più appassionato e
meno costruito dal punto di vista ideologico, ma può senza dubbio essere
paragonata alla triste presa di coscienza di E. Brentani che dichiara, senza più
infingimenti, a se stesso che “la figlia del popolo teneva dalla parte dei
ricchi”.
Insomma l’idea che è alla base
del romanzo appare abbastanza sfruttata. Eppure c’è qualcosa che spinge il
lettore ad andare fino in fondo. Tra quelle pagine si annida una verità che va
al di là della squallida storia di un frequentatore di bordelli che alla fine
resta ingabbiato in un amore impossibile. È l’immagine del “gorgo” : Buzzati se
ne serve quando paragona il suo personaggio a un “uomo sulla zattera nel mezzo
dell’immenso fiume” trascinato in una “ ignota fossa”, un “gorgo” da cui Dorigo
“si era lasciato agganciare” e ormai “la discesa si convertiva in precipizio” (p.223).
Una sola vocale in più trasforma Dorigo
in Drogo, il tenente Givanni Drogo, protagonista del “Deserto dei Tartari”: tra
i due personaggi c’è una perfetta continuità. Entrambi sono immersi nel deserto
del mondo, in una terra desolata. L’aridità esistenziale ha come
correlativo oggettivo in Un amore, una Milano immersa nel sonno, una “città
che dorme”, in cui anche le macchine stanche giacciono inerti in sterminate
file lungo i marciapiedi” (p.264). Quella sensazione di “stanchezza vuoto
solitudine” (p. 266) di Dorigo sono lo specchio di una condizione storica. Un
amore viene pubblicato nel 1963: la
guerra, il boom economico, l’euforia del benessere hanno trasformato l’Italia e
desertificato la storia. Non c’è più spazio per slanci ideali: la mutazione
antropologica lamentata da Pasolini, l’omologazione prodotta dal capitalismo,
la massiccia industrializzazione, la perdita generale di valori di riferimento
trovano una traduzione icastica nella Milano descritta da Buzzati: grigia, “con
quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia […]
oppure semplicemente caligine uscita dai camini, dagli sfiatatoi delle caldaie
a nafta, dalle ciminiere delle raffinerie Coloradi, dei camion ruggenti, dalle
fogne, dai cumuli di detriti immondi rovesciati sulle aree fabbricabili della
periferia, dalla trachea dei milioni e milioni - erano tanti?- assembrati fra
cemento asfalto e rabbia intorno a lui” (p.20). Una nuvola di smog,
direbbe I. Calvino, avvolge e soffoca tutto.
Influenze letterarie e sguardo
disincantato sulla realtà avvicinano Un amore ai grandi libri della
grande tradizione letteraria. Per scrivere un classico serve togliere l’attuale
dal presente: e il male di vivere di Dorigo, infatti, travalica i dati
specifici della fenomenologia della malattia d’amore. La storia d’amore è il camouflage
per dire altro, come hanno fatto gli intellettuali di ogni tempo.
Sembra infatti incidere su Buzzati una memoria
più profonda: Dorigo ha qualcosa di donchisciottesco. Crede fermamente nella
forza del sentimento amoroso, è persino ingenuamente convinto che l’amore potrà
riscattare Laide dalla sua grama vita, sprecata tra case di appuntamenti e night
clubs. Tuttavia quando comprende che è finita, e si rende conto che “Antonio
è tornato ad essere Antonio” (p.269), quando cioè recupera quella lucidità che
la passione aveva offuscato, ebbene allora “ ricomincia a vedere il mondo come
prima” (p. 269). Quella “torre inesorabile nera” (p.270) ricomincia a
proiettare la sua ombra su di lui: “l’amore gli aveva fatto completamente
dimenticare che esisteva la morte”. E così noi immaginiamo Dorigo spegnersi lentamente
nell’attesa della morte. Il lettore riconosce nelle vicissitudini di Dorigo le
tappe della vicenda di Don Chisciotte: l’hidalgo della Mancia alla fine
delle sue disastrose avventure torna ad essere se stesso, rinsavisce, guarisce
dalla pazzia, ma muore. Laide, come Dulcinea, dà senso all’esistenza: se il
sogno finisce, finisce anche la vita.
Però a differenza di Cervantes,
Buzzati sembra dare una svolta inaspettata al suo romanzo. L’ombra incombente e
incancellabile della morte, non riesce a sopprimere del tutto la forza della
vita. Il desiderio di Laide di “avere una bambina” (p.262) è spiazzante: la
ragazza venale, spietata e cinica, indifferente ai sentimenti, spregiudicata,
inaspettatamente scopre che esiste un’alternativa alla realtà, al grigiore di una vita intrappolante, in cui spesso anche
il cinismo è la logica reazione alla sconfitta.
La città dorme, le strade sono
deserte, Dorigo con il suo disincanto sa che “domani ricomincerà la cattiveria
e la vergogna”, eppure ammira in Laide la capacità di aver saputo cogliere “la grande ora della vita”. Grazie a questa
sua istintiva comprensione del senso nascosto delle cose, “lei per un attimo
sta al di sopra di tutti”(p.270). Esiste la vita. “E non c’è più l’inferno”
(p.265).
D.Buzzati, Un amore, Arnoldo
Mondadori, Milano, Oscar narrativa 1989.
cfr.:https://www.glistatigenerali.com/cultura/letteratura/d-buzzati-un-amore/

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