Leggere vuol dire...

Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare. [...] La ragione ed il vero sono quei tali conquistatori, che, per vincere e conquistare durevolmente, nessun'altra arme debbono adoperare, che le semplici parole. Perciò le religioni diverse, e la cieca obbedienza, si sono sempre insegnate coll'armi; ma la sana filosofia e i moderati governi, coi libri.
(V. Alfieri, "Del principe e delle lettere", 1786)

martedì 2 aprile 2019

A LIBRO APERTO

Massimo Recalcati spiega con parole chiare e precise il senso della lettura: è un incontro tra due storie, quella del lettore e quella dello scrittore.  Chi legge a sua volta "viene letto" dal libro: noi siamo libri scritti con le parole dell'Altro. L'atto della lettura è un momento di scoperta di sé, significa lasciarsi attraversare dall'esperienza di chi scrive e vuol dire riconoscere nelle parole di un libro frammenti della propria vita dimenticati, rimossi o ancora sconosciuti.Ciò che colpisce nel testo di Recalcati, A libro aperto. Una vita è i suoi libri,  è l'aver posto attenzione a testi che direttamente o indirettamente fanno leva sul potere della parola.Nelle pagine del saggio domina il personaggio di Ulisse, l'eroe del ritorno e della riappropriazione di sé nell'approdo a Itaca. Però, su quella dell'eroe, senza dubbio, prevale l'immagine dell'uomo che attraverso la parola dà forma al mondo e esprime in modo inequivocabile i propri desideri: piange, guarda l'orizzonte e con parole nette spiega alla ninfa Calipso - la dea gli ha proposto l'immortalità e l'eterna giovinezza - che lui, invece, ha Itaca nel cuore ed è lì che vuol tornare. Nella parola di Ulisse prende forma il suo destino, con la parola lui lo decide.Recalcati, poi, dichiara che nella sua formazione ha rivestito un ruolo fondamentale Gesù, non quello del sacrificio, della passione, del dolore, ma l'Uomo della vita, dell'amore, del perdono, valori che si associano alla Parola e, è noto, Gesù è il Verbo per eccellenza. Ogni suo miracolo si associa a parole incisive, rimaste nella memoria collettiva.
Sartre: Recalcati lo considera un punto di riferimento ineludibile. Tra i filosofi Sartre è il più artistico, scrive romanzi e La nausea appare a Recalcati un testo magistrale e iniziatico da cui ha ricavato un insegnamento capitale e cioè che la scrittura può sottrarre la vita alla disperazione. Si tratta del concetto - riportato in esergo da Recalcati - che Sartre esprime nell'opera Le parole: farò dei libri; ce n'è bisogno; e serve, malgrado tutto. La cultura non salva niente né nessuno, non giustifica. Ma è un prodotto dell'uomo: egli ci si proietta, vi si riconosce; questo specchio critico è il solo ad offrirgli la sua immagine.
Infine viene individuato dallo psicoanalista un libro per lui particolarmente significativo, La strada di C. McCarthy, la storia di un padre e un figlio, smarriti in una terra desolata dopo un'apocalittica e non precisata catastrofe. Recalcati racconta che nel finale del romanzo, il padre muore e il figlio vorrebbe seguirlo fin nel regno dei morti per non separarsi da lui. Tuttavia il padre spiega che un filo indistruttibile li legherà per sempre: il fuoco della parola non è destinato a spegnersi. Qualcosa del padre sarà indelebilmente scolpito nel cuore del figlio: resteranno uniti dal legame stabilito dalla parola.
Recalcati con le parole lavora, perché è uno scrittore, perché è uno psicanalista.
Il messaggio di questo libro non sta tanto nel voler suggerire una certa idea di mondo  - per usare il titolo di un noto testo di A. Baricco - attraverso una selezione di libri imperdibili. A Recalcati non importa suggerire cattedraticamente, con aria da professore, la chiave di lettura del mondo e della storia stilando la top ten dei libri da consigliare.
A libro aperto dice una cosa semplice: nel mutismo solipsistico di un mondo ingabbiato nella pseudocomunicazione del web, solo la parola/relazione ci salverà.
A libro aperto sembra insistere proprio su questo punto: la forza della parola. La vita è sempre una resistenza al gelo, scrive Recalcati parlando del libro di Rigoni Stern, Il sergente della neve.
Solo la parola, quella pensata, calibrata, ha il potere di sciogliere il gelo di un'umanità che, senza accorgersene, sta diventando sempre più anaffettiva.

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