Leggere vuol dire...

Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare. [...] La ragione ed il vero sono quei tali conquistatori, che, per vincere e conquistare durevolmente, nessun'altra arme debbono adoperare, che le semplici parole. Perciò le religioni diverse, e la cieca obbedienza, si sono sempre insegnate coll'armi; ma la sana filosofia e i moderati governi, coi libri.
(V. Alfieri, "Del principe e delle lettere", 1786)

mercoledì 31 agosto 2016

La strada

CORMAC Mc CARTHY
Cormac McCarthyLa strada

Il mondo devastato non lascia spazio alla speranza. In uno scenario di apocalittica distruzione un padre e un figlio camminano. Solitudine e precarietà sono le cifre di esistenze che brancolano in uno smarrimento senza fine: la terra avvolta nel suo lugubre velo continuava ad arrancare intorno al sole, ignota e smarrita come qualsiasi altro pianeta sconosciuto nella remota oscurità circostante.
Sopravvivere in un mondo assurdo, uscendo incolumi dalla violenza che lo uccide, è l’obiettivo dei due protagonisti. Non si sa quale guerra abbia ridotto in frantumi ogni vincolo sociale, trasformando  gli uomini in predoni; l’autore non spiega quale catena di cause abbia determinato una simile oscurità, una tale assenza di orizzonti. Mc Carthy attribuisce, però, al bambino una forte lucidità di analisi: guardò il cielo. Un unico fiocco grigio che planava leggero. Lo prese in mano e lo guardò disfarsi come se fosse l’unica ostia della cristianità.
“Terra desolata”, termine di eliottiana memoria, viene usato dallo scrittore per sottolineare il colore livido di una dimensione spettrale, in cui si aggirano uomini senza fede, nomadi in una realtà febbricitante, fatta di tenebre e nulla e in cui l’attesa si dissolve in un angosciante mai, con la certezza che mai è l’assenza di qualsiasi tempo.
Eppure un simile scenario non lascia il posto a uno scontato nichilismo. Nel padre si fa strada un sentimento sempre più forte, non un semplice istinto protettivo, neanche solo un forte vincolo d’amore. Protezione e amore non sempre bastano a rendere uomini i figli.  Guardò il bambino addormentato. Ce la farai? Quando sarà il momento? Ce la farai? … Lui teneva il bambino stretto a sé … ma ammesso che fosse un buon padre sapeva che … il bambino era l’unica cosa che lo separava dalla morte.
Tra il buio del presente e l’ignoto dopo la morte c’è uno spazio che si chiama vita e il bambino la rappresenta. Non è sufficiente proteggerlo dal presente e l’amore, certo, non gli farà da scudo eterno contro la durezza dell’esistenza. In nome del figlio, allora, il padre aggiunge un nuovo cardine alla sua strada verso il futuro: la responsabilità, un lavoro tenace e costante orientato a rendere il figlio capace di camminare da solo, in modo autonomo, ma forte dell’esperienza di chi gli è stato sempre al fianco, è inciampato e si è rialzato insieme a lui.
La strada, quindi, al di là delle apparenze non è un romanzo nichilista e non è neppure un libro che celebra la chiusura nella torre d’avorio degli affetti, in risposta alla totale assenza di senso della storia.
Il legame tra padre e figlio è la metafora di un nuovo orizzonte di significato che nonostante tutto è possibile dare all’esistenza umana.
Abbracciò il bambino ... Poi si rimisero in marcia e tenendosi per mano raggiunsero ... il punto più alto della strada... Freddo e silenzio. ...  Un freddo assassino. L'uomo teneva stretto a sé il bambino tremante e contava ogni suo fragile respiro nell'oscurità... Terra desolata... Continuava ad andare avanti...
Dobbiamo continuare a cercare ... Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso. Capisci? E tu non ti puoi arrendere.
Io non te lo permetterò...
... Si sedette piegato in due con le braccia incrociate sul petto e tossì tutto quel che poteva tossire...
Si accamparono lì e quando l'uomo si stese a terra capì che non si sarebbe più rialzato e che quello era il posto dove sarebbe morto....
Devi andare avanti, disse. Io non ce la faccio a venire con te. Ma tu devi continuare... Fa' tutto come facevamo insieme.
Voglio restare con te.
Non puoi. Devi portare il fuoco.
E dove sta? Io non lo so dove sta.
Sì che lo sai. E' dentro di te. Da sempre. Io lo vedo. Hai tutto il mio cuore. Da sempre. Tu sei il migliore fra i buoni.
Massimo Recalcati nel suo saggio Il complesso di Telemaco, considera La strada un testo dal forte valore pedagogico. La storia dimostra che è tramontata l’era di Edipo, quella che tradizionalmente faceva dei padri l’autorità indiscussa e vedeva nella sudditanza dei figli la motivazione principale alla contestazione, venuta, in effetti, con le rivoluzioni del ’68. Si è conclusa, poi, anche l’epoca dei Narcisi, i genitori postsessantottini, in carriera, travolti dal successo, amici dei loro figli, assenti, ma nello stesso tempo concentrati a proiettare su questi ultimi la loro personale ansia di eccellere, destinati, così, a sopraffare le loro creature, opprimendole, generando in loro frustrazioni, senso di inadeguatezza e, pertanto, ottenendo, il più delle volte, risultati contrari a quelli sperati. Ebbene, falliti questi due contrapposti modelli educativi, Recalcati individua proprio nel padre delineato da Mc Carthy la nuova proposta. Un genitore non è colui che schiaccia con la sua perfezione, non è neppure l’amico che confonde i ruoli e, quindi, non dà sicurezza. Un genitore non ha certezze né risposte sicure. Lascia che il figlio le trovi da sé, nel fondo del suo cuore. Lo incoraggia, lo aiuta a conoscersi. Commette errori, inciampa. Alle domande del figlio, il padre di Mc Carthy risponde quasi sempre non lo so, eppure lo porta in salvo, lo tiene stretto a sé e lo lascia andare, quando arriva il momento in cui il figlio dovrà procedere da solo, perché lo ha deciso la natura, perché a un certo punto si smette di essere figli e si diventa uomini. Il padre descritto da Mc Carthy non nasconde la paura, ma mostra lo sforzo di superarla. Insegna al figlio che non bisogna arrendersi, anche quando il corpo cede e l’animo è stanco. Nonostante il dolore, la malattia, la disperazione, sprona il figlio a cercare la fiamma viva della sua essenza, quella fiamma che illumina la strada.
Compito di un genitore è consentire ad ogni figlio di scoprire quale sarà la sua fiamma, dove porterà la sua strada.








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